giovedì 16 giugno 2005

Un frattale e un monte (Report di Sergio Servadio - lungo)

Originale

Grazie Zilli!


L'idea e la voglia di Sardegna me l'avevi suscitata tu, raccontandoci le
mangiate fatte coi pastori tra i boschi del Gennargentu e quelle in casa
della promessa Suocera.


Al mare non ci sarei mai andato, ma almeno un monte doveva
esserci nel bel mezzo dell'isola: li' volevo andare.
Dall'Atlante del TCI era chiaro che il Gennargentu non e' poi cosi'
alto, i passi a ridosso sono poco sopra i 1000 m e le pendenze non
proibitive.
L'unica mia preoccupazione era che non avrei voluto patire ne' caldo,
ne' sete.
Per questo, dovevo farlo prima dell'estate; cosi' avrei evitato anche la
marea dei turisti.
Dalla Sardegna alla Corsica il passo e' breve. Perche' non saltare piu' in
su' e attraversare anche la Terra dei Pirati in bicicletta?


'Nell'interno della Sardegna, nel Supramonte e nella Barbagia! Poi, in
Corsica vai? Sei matto: con tutte quelle salite, il caldo e la penuria
di acqua.'


'Parto il 2 giugno, ho gia' il biglietto: in cabina di Ia Classe,
da Civitavecchia.'
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Traghetto Civitavecchia-Cagliari.
In pedalo' fino a Santa Teresa di Gallura.
Traghetto per Bonifacio.
In pedalo' fino a Bastia.
Traghetto Bastia-Livorno.
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_La Sardegna_


Con Zilli, da Cagliari in tre giorni a Santa Teresa di Gallura.


DAY 1) Cagliari-Aritzo, via Dolianova-San Nicolo'-Ballao-Escalaplano-Nurri
Gadoni-Aritzo
DAY 2) Aritzo-Fonni-Orgosolo-Oliena-Dorgali-Capo Comino
DAY 3) Capo Comino-Olbia-Arzachena-Pallau-Santa Teresa di Gallura.


Se guardate l'Atlante del TCI vedrete che di Passi ce ne sono pochi, direi
un paio solo il secondo giorno, per di piu' con piccoli dislivelli.
Una pacchia? No: niente di piu' falso.


La Sardegna e' un grande 'frattale'.
Corrugata a saliscendi che piu' ti ci addentri, piu' ne scopri.
Impossibile prevedere il dislivello da affrontare; impossibile
totalizzarlo dopo. E' cosi' un po' dappertutto dove siamo stati, ma
soprattutto nella prima parte, dal Gerrei fino alla Barbagia.


Deserto, boscaglia, boschi di castagni e querce, forre, dirupi, rocce e
granito levigati dal vento, profumo di sempreverdi e di macchia
mediterranea, odore di capre, pecore e mucche. Non credo di aver
visto piu' di dieci galline; in compenso, tante mucche e maiali a
pascolare, liberi, a bordo strada. Le mucche si scostano guardinghe e ti
lasciano passare, ma i porcellini scappano sempre, grugnendo come per dare
l'allarme agli altri del branco.


Il Flumendosa e' una meraviglia di fiume che spesso corre come sul fondo
di un canyon. Forma anche un lago lunghissimo, come un fiordo, ma non
c'era neanche una vela, nessun segno di presenza umana.


Ore in bici senza praticamente vedere anima viva.
Niente pietre miliari. Ogni tanto un segnale di incrocio, e non riuscivamo
nemmeno a identificare la stradina che ci si immetteva, tanto doveva
essere piccola.
C'era una grossa scritta su un muro, una traccia di civilta', mi sembra
dalle parti di Escalaplano.
'PISA MERDA': segno certo del passaggio di un livornese.


Acqua? Tantissima.
La Sardegna interna e' ricchissima di acqua; fa parte della loro cultura
avere fontane e abbeveratoi anche nel bel mezzo del nulla, proprio
dove chi passa ne ha piu' bisogno.
Fontane con tanto di panche in pietra a emiciclo per sostare all'ombra
di una quercia o di un castagno.


Ai bordi delle strade un'infinita' di peri, piantati e innestati.
Dev'essere per averne i frutti in luglio, sugosi e dissetanti, e mandar
giu' il formaggio: cacio e pere.


Soprattutto il secondo giorno c'e' stato da patire il caldo e la
sete.
Nei bar dei paesini non avevano granche'; la maggior parte delle volte
finivamo per mangiare un gelato e tracannare una bottiglia di acqua, o
qualche altra bevanda.


Ad Aritzo, la prima sera, siamo arrivati dopo una pedalata di nove ore.
Si!: 9 ore per fare 150 chilometri, e non mi vergogno.


Zilli aveva scalpitato guardando il suo computerino:
'Stiamo andando alla media di 19 km.h.'
'Pazienza.'


Piu' tardi:
'Siamo in ritardo; ci aspettano a cena alle 7.30.'
'Mi dispiace per loro.'
'Siamo solo a meta' strada, sai a che velocita' stiamo andando?'
'Non me ne frega niente!'


A quel punto, Zilli ha smesso di 'rompere'; ha ritelefonato comunicando
l'aumentato ritardo e si e' messo 'buono', a pedalare. Col beneficio che
un paio di volte s'e' potuto fermare a mangiare cicliege dagli alberi
mentre io mi portavo avanti, tanto mi avrebbe subito ripreso.
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La Barbagia e' famosa mica per niente: per i luoghi, la gente e le usanze.
Il paesaggio e' affascinante e duro assieme. C'e' ben piu' che solo
pastorizia, con molte terre dissodate e coltivate.


Orgosolo e' impressionante.
La discarica all'ingresso del paese; li' accanto il campo da SOFTBALL (!)
che, per chi non lo sapesse, e' la versione edulcorata, per le femmine,
del Baseball. Chi ci giochera' mai lassu'?
Entrando in Orgosolo sembra di entrare in un altro Mondo.
Murales coloratissimi sui muri, scritte dappertutto a comunicare
l'attaccamento alle loro tradizioni e alla loro terra.
Ma non solo.
Scritte che sembrava d'essre alla Casa dello Studente 'Fusinato' di via
Marzolo, a Padova; raffigurato anche il Che' e murales con scene epiche
come nella casa di Diego Rivera, a Citta' del Messico.
Ribellione violenta, senza pudori.


A Oliena, poco dopo, ci siamo fermati per un ristoro.
Un po' di conversazione con due avventori locali e per poco non
mi davano qualche ambascia per i parenti, pastori a Larderello e
nell'interno di Cecina. L'avrei fatto volentieri.
Se ne sono usciti prima di noi e quando abbiamo fatto per pagare le
bevande da noi consumate abbiamo scoperto che avevano gia' saldato il
conto. Senza dircelo, neanche il piacere di ringraziarli.
Non mi era mai successo un trattamento del genere.
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Arrivare a Santa Teresa contro vento, senza poter andare di bolina, e'
stato quasi massacrante.
Su scala maggiore che nel Gerrei, anche la zona attorno a Palau e' tutta
un frattale, con saliscendi che non ti fanno mai vedere cosa ti attende
poco piu' in la'.
Consolazione: in cima c'era sempre un rinforzo di vento, che rinfrescava
e, purtroppo, ricacciava indietro.
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Le strade della Sardegna sono ben tenute, eccezzion fatta per quelle,
secondarie, sul Gennargentu.
Scarsissimo il traffico, direi prossimo a ZERO nelle zone interne.


Zilli e' abituato a tanto spazio ed e' anche abituato ad approfittarsene
viaggiando troppo in mezzo alla carreggiata.
'Zilli sta' a destra.'
'Zilli sta' a destra.'
'Zilli sta' a destra.'
Glie l'avro' detto, inutilmente, una ventina di volte.


Una delusione il tratto di Statale Orientale Sarda a cavallo di Olbia e di
Palau. M'aspettavo di vedere il mare, le insenature, il granito
eroso e lisciato; invece, la strada corre sempre un po' all'interno,
qui molto trafficata, per lunghi tratti con il guard-rail pericolosamente
vicino e marcato dai troppi incidenti.
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_La Corsica_


La Corsica e' un monte, un monte piantato li' in mezzo.
Se si vuole, e' un massiccio, come il Bianco o come il Grappa, e una
meraviglia, neanche troppo difficoltosa, da godere in bicicletta.
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Day 4) Bonifacio-Aullene.
Day 5) Aullene-Corte.
Day 6) Corte-Bastia
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Salito da Porto Vecchio a Ospedale, a quota circa 1000 m, la prima
sorpresa. Boschi bellissimi di conifere e un lago artificiale
grande da poterci fare regate.
E' la zona, famosa, vicina al Col de Bavella, dall'aspetto
dolomitico, ricca di acqua, polle e laghetti dove, dicono, e' facile
sbagliar curva nei tornanti, distratti dalla vista delle sirene al Sole.


Tanti bikers, front & full da incutere paura come fossero guerrieri,
bardati com'erano. Piu' avanti, anche cicloturisti con tanto di bisacce e
attrezzatura da campeggio.
Io, invece, ero in sella alla vecchia Zapier, con in spalla lo zainetto di
tela olona blu, spallacci di canapa e un berrettino rosa, da barista,
un po' fru'-fru'.


Anche in Corsica, come in Sardegna, tengono maiali e mucche allo stato
brado. I paesi hanno, gia' da lontano, un aspetto piu' ordinato.
L'architettura
delle case mi ricordava quella delle Marche per la copertura rigorosamente
a coppi [mai le 'marsigliesi'!], per la correa poco sporgente
e per la disposizione delle finestre sulla facciata.


Il Corso e' una lingua molto piu' simile all'italiano dei dialetti
sentiti prima. In Sardegna non capivo niente quando parlavano tra di loro:
qui capivo tutto. I nomi delle persone tutti rigorosamente italiani, molti
avrei detto pisani.


Le strade tutte ben tenute, fatta eccezione per il versante Nord del Col
de Verde dove c'e' una discesa lunghissima, poco pendente, con l'asfalto
rovinato. Li' mi sono dovuto fermare per riposare le mani, ed e'
dir tutto visto che in sei giorni non e' capitato mai di dovermi fermare
per prendere fiato, neanche in salita.
Ben tenute le strade ma, a parte quella tra Corte e Bastia, col sapore di
antico: quindi, ancor piu' belle.


Il Col di Sorbo, o come si chiama?, tra Ghisoni e Vivario e'
impressionante.
Il versante est disboscato dagli incendi innescati dai fulmini, che sembra
di stare all'Inferno. Il lato Est, da cui sono disceso, non ha niente da
invidiare alle nostre piu' famose strade alpine.


Il tratto terminale lungo la costa fino a Bastia: una noia, per fortuna
breve.
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Sbarcato a Livorno sono uscito dal Porto direttamente in bici.
Non conoscessi gia' il circondario avrei comunque capito dov'ero.
'PISA ...

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