Caro Ivan,
ci conosciamo dai tempi in cui eri di casa a Lucca, quando il tuo ex
team manager Bjiarne Rijs qui aveva ancora residenza e tu venivi ad
allenarti e a soggiornare da lui, per collaborare anche con il dott.
Luigi Cecchini. Vorrei ricordare che prima di te, ho avuto occasione
di collaborare da vicino con queste persone, anzi, sia l'uno che
l'altro hanno cominciato a muovere i primi passi nel ciclismo
internazionale proprio grazie a me.
Rjis, arrivò in Italia quando era ancora un atleta juniores grazie al
sottoscritto e fu assistito proprio dal mio team nelle gare che svolse
nel nostro paese a partire dal Giro della Lunigiana. Mentre il
secondo ha iniziato a fare il medico sportivo ed il preparatore
atletico con la mia squadra nel 1986. Ho avuto talmente tante
esperienze nel mondo del ciclismo - basti pensare che quasi metà
gruppo (tra atleti e personale) è passato tra le mie file -che posso
permettermi di parlare, ma soprattutto di rivolgermi a te. Queste
esperienze mi hanno portato negli ultimi anni ad improntare la mia
vita - in questo sport - in unica direzione: quella della guerra al
doping e la tutela della salute degli atleti a 360°.
Potrei spiegarti il motivo di questa mia lettera partendo da molto
lontano, tuttavia, anche se non è mia natura cercherò di essere
coinciso e passerò subito al sodo. Devo ricordare a te e all'intero
movimento ciclistico alcuni avvenimenti che se fossero accaduti,
avrebbero cambiato la storia e molto probabilmente oggi non saremmo di
fronte a tutti questi scandali, come quello che ti coinvolge in prima
persona, perché sarebbero state sancite quasi sicuramente delle leggi
importanti e certe regole sporche - tutt'oggi presenti - sarebbero
state cancellate. E mi riferisco al mancato blitz da parte dei Nas
alla carovana del Giro d'Italia proveniente dalla Grecia nel 1996 da
me denunciato. Se non ci fosse stata la soffiata, tutte le squadre,
compresa la mia, sarebbero state trovate con le mani nel sacco.
Questo evento avrebbe provocato il finimondo ma sicuramente avrebbe
cambiato le cose. Così come avrebbe potuto cambiarle Marco Pantani se
solo mi avesse ascoltato, o ancora più di recente Mario Cipollini,
adesso puoi farlo tu.
Per quanto riguarda Pantani, Il giorno della vittoria a Madonna di
Campiglio, a poche ore dallo scandalo, lo invitai infatti (tramite
un Ansa pubblicata solo dal Corriere dello Sport Stadio la mattina del
sabato 5 giugno) a fare da trascinatore del gruppo nella guerra al
doping. Se invece di torturarsi fino alla morte, avesse risposto al
mio invito, la storia sarebbe stata molto diversa e magari Marco oggi
sarebbe ancora qui tra noi. Purtroppo non sono stato ascoltato, anzi,
Marco mi criticò aspramente, mentre Mario rispose che la campagna
contro il doping non intendeva farla in quanto l'unica campagna che
conosceva era quella in cui abitava: 'in campagna io ci abito'. Io
comunque non mi sono mai fermato. Nonostante la mia squadra sia stata
tagliata fuori da molte delle competizioni più prestigiose, ho sempre
continuato sulla mia strada, ho accettato le critiche, le bastonate
che per via di questi miei ideali tutti non hanno esitato a tirarmi
addosso. E' il prezzo che ho dovuto pagare (e tutt'oggi continuo a
farlo) per portare avanti questa guerra ma non mi tirerò mai indietro.
La mia forza comunque sta nel fatto che la verità è un bene troppo
importante e vale la pena dare tutto per essa. Oggi anche tu puoi fare
altrettanto. Come Pantani (o Cipollini) ieri, tu hai oggi la
possibilità di diventare il condottiero di questa battaglia. In questo
momento sei l'unico in grado di far cambiare le cose, il solo che,
confessando, possa salvare il ciclismo. Quindi io ti scrivo affinché
tu domani vada di fronte al Procuratore del CONI Torri e ti decida a
raccontare tutta la verità, senza cadere nel tranello di chi ti
prometterà di salvarti o di tirarti fuori da questa situazione.
L'hanno già fatto in passato complicandoti ancora di più la
situazione. Tu sei un campione, lo sei sempre stato anche prima di
incontrare Fuentes. Come Pantani, non avevi bisogno del doping e se lo
hai fatto è stato soltanto per adeguarti al sistema, al business. Devi
parlare Ivan, perché tu non sei il solo colpevole, come non lo sono
tutti quegli atleti coinvolti nell 'Operacion Puerto. Quasi tutto il
movimento ciclistico mondiale (a partire da molti juniores, per poi
passare ai dilettanti, fino ai professionisti) oggi è 'sporco' e
colpevole. Sono sicuro che se troverai la forza ed il coraggio,
proprio come ha fatto Manzano (sia in Spagna che in Italia), di
voltare pagina, denunciando tutto il marcio che c'è in questo mondo e
racconterai la verità, la gente ti amerà e ti apprezzerà ancora di
più. Non mancheranno le critiche, le accuse, le bastonate, - proprio
come è accaduto a me - ma ne varrà la pena perché sarai stato vero e
questo ti darà la forza di rialzarti e di affrontare qualsiasi
squalifica e di tornare più forte di prima, in un ciclismo che magari
grazie alle tue denunce sarà diverso, migliore .
Toglierai quell'ombra oscura di doping che adesso ti avvolge e tutti
capiranno chi è Ivan Basso. In questo modo salverai il futuro del
ciclismo e diventerai ancor di più il simbolo di questo sport, il vero
campione di tutti noi. Mi auguro che tu decida di ascoltarmi e
seguendo gli ideali di amore e vita, me lo auguro sia per il tuo bene
- visto che se ti pentirai e collaborerai andrai incontro ad una
squalifica senz'altro minore - che per il bene del ciclismo che mai
più di adesso si trova in mano tua.
Ivano Fanini
ROMA - E se in aiuto di Ivan Basso si muovessero due grosse
multinazionali come McDonald's e Coca-Cola? Potrebbe sembrare una
boutade nel momento in cui il vincitore del Giro d'Italia 2006 sembra
quasi travolto dallo scandalo relativo all'Operacion Puerto e
dintorni, la mega inchiesta spagnola sul doping ematico nell'ambito
della quale il varesino è stato messo sotto accusa dalla Procura Coni.
E invece è una proposta concreta che viene da Ivano Fanini, patron
dell'Amore&Vita McDonald's, da anni accanito combattente sul fronte
della lotta al doping. "Un corridore come Basso oggi costa più
dell'intero budget del mio team, ma questo non rappresenta un
problema. Fortunatamente posso contare sull'appoggio del mio sponsor
principale McDonald's. Ho discusso a lungo con i principali membri del
consiglio licenziatari McDonald's Italia, con il direttore marketing
Luca Bon e con quello delle comunicazioni, Massimo Barbieri - dice
Fanini - Hanno apprezzato la mia proposta di ingaggiare e rilanciare
Ivan Basso con un'immagine del tutto diversa da quella che oggi lo
accompagna, se deciderà di collaborare con la giustizia sportiva e
racconterà tutta la verità su ciò che accade purtroppo nel mondo del
ciclismo. Nel caso in cui ci fosse una trattativa concreta ho avuto il
completo via libera da parte di McDonald's di creare un team
all'altezza delle aspettative del campione varesino, come volevamo
fare con Cipollini. Se Ivan potrà correre nel Pro Tour posso fin d'ora
garantire che avremo dagli sponsor un budget adeguato per richiedere
quella licenza. Se invece Ivan fosse costretto a starne lontano per
due anni creeremo un team Professional di alto livello in grado di
fare adeguato contorno a lui. Dunque di soddisfarlo in pieno.
"La squalifica che rischia Ivan è di due anni, ma potrebbe essere
ridotta della metà se fosse collaborativo con la Procura antidoping
del Coni e potrebbe essere ulteriormente ridotta se, in considerazione
dell'atteggiamento conciliante del corridore, fosse computato anche il
"fermo" (da luglio a ottobre) già scontato per la sospensione della
sua ex squadra, la Csc durante e dopo il Tour 2006. Otto mesi di
sospensione a partire da maggio vorrebbero dire che Ivan potrebbe già
essere in gara a febbraio del prossimo anno, limitando al massimo i
danni sportivi, e soprattutto dando un nuovo e importantissimo
contributo ad una nuova immagine del ciclismo. Di qui si vedrà davvero
il valore dell'uomo, oltre che dell'atleta. Scegliere una strada
diversa dalle solite è possibile ed io sono fiero di offrirgli questa
chance, a prova di qualsiasi verifica". Basso è di fronte ad un
ulteriore bivio: imboccare con pazienza la strada del riscatto o
finire per essere travolto dalle tristi vicende che lo riguardano. "Se
volterà definitivamente pagina, come spero - dice ancora Fanini -
farò il massimo, insieme a McDonald's e Powerade del gruppo Coca-Cola,
per rilanciare la sua immagine e per fare di lui il simbolo mondiale
della guerra al doping".
lunedì 7 maggio 2007
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